mercoledì 15 ottobre 2014

"Al paradiso delle signore", ovvero: quando le donne cambiarono l'economia

Apprendo ora da Twitter, la mia finestra sul mondo -perché con unPiccoloG che gira per casa sentire il telegiornale o qualsivoglia altro programma è un mero esercizio di decifrazione del labiale- che oggi è il secondo Social Book Day.
Siccome in occasione dello scorso post di paranoie mentali mi hanno bonariamente rimproverato il fatto che qui non si vede una recensione da quel dì, mi viene giusto in mente che forse oggi c'è il libro giusto per voi. Un libro tutto dedicato alle donne, nel bene e nel male, perché se è vero che siamo creature complicate capricciose umorali, è anche vero che come facciamo girare noi il mondo e l'economia nessuno mai.
Quindi, ecco a voi. E soprattutto a te, Francesca bella, che richiedi sempre le mie recensioni.

NOME DEL FARMACO: Al paradiso delle signore
ALTRI NOMI DEL FARMACO: Au bonheur des dames (paesi francofoni).
TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE: Emile Zola per Newton Compton e Rizzoli.
COMPOSIZIONE: due i filoni principali. Tutto inizia con la storia della povera Denise, tipica eroina ottocentesca tutta principi, granitica dolcezza e sfortuna (e la morte dei genitori, e l'approdo a Parigi da uno zio che non può neppure darle da mangiare, e un fratello che le frega i pochi soldi che guadagna per spenderli con le amanti; insomma, una piccola fiammiferaia, che parla francese però); alla sua vicenda, dicevamo, si intreccia quella di un nuovo faro del commercio moderno: il grande magazzino Paradiso delle signore, immaginario rivale di quel Bon Marché che esiste per davvero e  ancora oggi richiama a Parigi migliaia di appassionate di moda e di stile. Non un semplice negozio, ma un luna park per annoiate signore borghesi che sostituiscono i pomeriggi passati nelle cappelle delle chiese con i pomeriggi passati in giro per i reparti a comprare sete, trine e mantelline da viaggio.

Dietro tutto questo luccichio c'è il vulcanico Octave Mouret, colui che

 «Aveva[no] svegliato [nella donna] desideri nuovi, circuendola in una tentazione immensa dov’essa fatalmente soccombeva, cedendo dapprima alle compere necessarie, poi vinta dalla civetteria, poi divorata. Decuplicando la vendita, democratizzando il lusso, i magazzini diventavano un temibile incitamento alle spese, sconvolgevano i bilanci familiari, sollecitavano la follia sempre più costosa della moda.» 

In tutto ciò, però, non può mancare la morale e Mouret, convinto da sempre di dominare sulla donna da padrone e signore, dovrà soccombere al suo stesso piano per mano di una donna, la sola, che rifiuta di sottostare alla tirannia dell'apparenza e della gratificazione immediata del desiderio.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE: siete schiave degli acquisti compulsivi? Leggete questo libro, fatevi un esame di coscienza, convertitevi all'ascetismo.
Siete di quelle che comprano le scarpe solo quando sono sfondate? Leggete questo libro, pensate "per fortuna io non sono così", tirate un sospiro di sollievo.
Siete uomini? Leggete questo libro e ripensateci quando starete aspettando la fidanzata fuori dai camerini di Zara con le braccia piene di vestiti femminili. Rimpiangerete quell'animale da vendita di Mouret, che almeno aveva avuto il buonsenso di installare una sala di lettura per i mariti e una per lo svago dei bambini.
Siete tra i soci fondatori di OccupyQualcheCosa? Leggete questo libro e, in occasione del veniente Natale, sventolatelo in faccia a chi esce dalla Rinascente con le braccia piegate dai sacchetti urlando con tono da predicatore "Lo shopping sarà la tua rovina!"
State sudando su un esame di Economia Aziendale dedicato alle tecniche di vendita? Lasciate perdere la case history di Ikea, ché Mouret c'era arrivato prima.
INTERAZIONI: History Channel ha mandato in onda, qualche mese fa, questo documentario basato sul romanzo e sulla nascita del Bon Marchè. Non male. 

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.